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La gatta sul tetto che scotta al teatro Vascello di Roma. Regia di Leonardo Lidi
La gatta sul tetto che scotta al teatro Vascello di Roma. Regia di Leonardo Lidi
Grande successo per la seconda serata della messinscena della “gatta sul tetto che scotta” al Teatro Vascello. Lo spettacolo in tournée a Roma al Vascello sino al 25 Maggio vede la regia geniale di Leonardo Lidi, che rappresenta l’opera composta nel 1955 dal grande drammaturgo statunitense Tennessee Williams (1911-1983), che con questo testo vinse il suo secondo Premio Pulitzer.

Una scenografia minimalista che colpisce per il suo bianco assoluto, un’intera parete che richiama un ospedale, domina come co-protagonista delle varie scene della pièce. Idea dello scenografo Nicolas Bovey il quale, con il suo bianco marmoreo, sfiora il confine della purezza e moralità e l’amoralità incastonata nello sguardo perso nel vuoto dall’alcool del personaggio di Brick, interpretato Fausto Cabra.
Atto unico quello proposto dal regista dove un miscuglio di emozioni dichiarate e vissute si mischiano a quelle incubate all’interno soprattutto dal protagonista.
La storia narra di una famiglia, della famiglia Pollitt, una ricca famiglia del sud degli Stati Uniti che vive una profonda crisi di fronte all’imminente morte del padre, Big Daddy, il “gigante” Nicola Pannelli, il quale non sa di dover morire e che lo scopre alla fine della giornata del suo compleanno.
Il silenzio verbale di Brick induce Valentina Picello che interpreta Margaret a un monologo nevrotico e incalzante duranrte il quale l’attrice trasmette il dramma del personaggio che interpreta, una donna traditrice e frustrata non solo sessualmente, la sua identità è compromessa, non è madre in una società prettamente patriarcale dove la donna veniva riconosciuta tale solo se aveva figli. In realtà, come trapela dalle sue parole, Margaret si autodefinisce “una gatta sul tetto che scotta” che lotta incessantemente cozzando contro quest’ordine precostituito rappresentato dal personaggio interpretato da Nicola Pannelli, patriarca fondatore della ricchezza della famiglia che di lì a poco morirà.

Una famiglia covo di menzogne della più ricca tradizione sudista, bugie che si “ spezzano” contro il silenzio di Brick, nel dialogo tra lui e il padre che in realtà è uno strepitoso monologo reso tale dalla bravura Nicola Pannelli. Brick raccoglie come in un “vaso di pandora” verità soffocate e impronunciabili anche per lui, come la parola omosesualità. Infatti diventa un alcolista come conseguenza della perdita di Skipper, il suo più caro amico, morto suicida per l’amore inconfessato tra i due. Brick rifiuta di affrontare la verità sulla sua sessualità e sul suo dolore. Skipper presente in scena come alter ego di Brick, è un fantasma in “carne ed ossa”, il burattinaio che manovra i fili, è lui che muove lo specchio presente come elemento scenografico. Lo specchio è un oggetto che riflette la luci, le immagini riflesse diventano metafora delle menzogna e della superficialità delle tradizioni di questa famiglia, ma gli stessi specchi sono considerati anche portali verso altre dimensioni e, in questo caso, verso la dimensione di un’anima sensibile quella di Brick che spazza via tutte le falsità.
a cura di
Cinzia Salluzzo Rovituso
come citare questa fonte bibliografica
Salluzzo Rovituso, C. (2025) La gatta sul tetto che scotta
al teatro Vascello di Roma. Regia di Leonardo Lidi.
www.palcoevisioni.com/?p=1376. Palco e Visioni.