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La città proibita. Mainetti cambia i “connotati” al cinema italiani a colpi di kung fu
La città proibita. Mainetti cambia i “connotati” al cinema italiani a colpi di kung fu
È tra sequenze di combattimenti mozzafiato e in un confronto nostalgico, a tratti doloroso ma reale nella sua essenza, tra due culture diverse che tendono a “divorarsi” a vicenda, che si snoda la storia che vede protagonisti del film “La città proibita”, Marco Giallini, Sabrina Ferilli e Luca Zingaretti, con le due giovani promesse Yexi Liu ed Enrico Borello in primo piano. Una storia che, come il regista Gabriele Mainetti ha dichiarato durante la sua visita agli spettatori del cinema Multiplex Giometti di Ancona, rispecchia le emozioni e sensazioni che provava ai tempi in cui, ancora in giovane età, uscendo dal cinema dopo aver visto un film di Bruce Lee di cui era appassionato, si ritrovava di nuovo immerso nell’ambiente metropolitano di Roma tra clacson, brulicare di gente e schiamazzi, dopo aver vissuto intensamente per due ore nelle ambientazioni orientali del film. È stato proprio questo suo ricordo la molla che lo ha portato a creare “La città proibita”, il suo terzo film in cui è riuscito nello stesso tempo ad amalgamare e sovrapporre la cultura romana verace con quella cinese, nel dettaglio di stampo mafioso. Una storia che, nel suo aspetto reale potrebbe benissimo esser già stata vissuta da qualcuno in quella “fetta di Roma” composta da extracomunitari e strozzini che bazzicano a Piazza Vittorio nel Quartiere Esquilino, assieme a ristoratori di trattorie a conduzione familiare.

“La città proibita” è un film che pur toccando tasti importanti e difficili, si lascia vedere piacevolmente tra un combattimento e l’altro, più di un colpo di scena e qualche lacrimuccia.
Nel film, Mainetti rende la storia avvincente, grazie all’alta qualità delle sequenze di combattimenti (curate dal coreografo Liang Yang, che ha collaborato a Mission Impossible, Star Wars e Pirati dei Caraibi e ha coordinato le scene di combattimento in Doctor Strange), che non hanno nulla da invidiare agli spettacolari action movie Hollywoodiani (si può definire il primo vero e proprio film di kung fu italiano, ritenuto finora irrealizzabile) ma anche per l’”inno all’amore” che tra le righe aleggia per tutto il film, di cui è portavoce la protagonista Mei, che direttamente dalla Cina piomba letteralmente nella realtà romana alla ricerca della sorella perduta nei meandri della mafia cinese. L’interprete, Yexi Liu, viene dal mondo degli stuntman (è stata la controfigura della protagonista del film remake di “Mulan”) ed è alla sua prima esperienza recitativa, tra l’altro come protagonista, mostrandosene pienamente all’altezza.
Questo denota la grande capacità di Mainetti nel padroneggiare linguaggi diversi, amalgamandoli in un continuum credibile ed avvincente.
a cura di
Sabrina Mammarella Tosè
come citare questa fonte bibliografica
Mammarella Tosè, S. (2025)
La Città Proibita. Mainetti cambia i “connotati” al cinema italiano a colpi di Kung Fu.
www.palcoevisioni.com/?p=1359. Palco e Visioni, 25 aprile 2025.