Intervista ad Antonella Santini Artista Visiva Contemporanea

Abbiamo il piacere di intervistare Antonella Santini, artista visiva contemporanea italiana. Nasce in Toscana nel 1957 e nel 1960 insieme alla famiglia si trasferisce a Busto Arsizio. Sin dalla più giovane età, frequentando i cugini Ughi e stimolata dal noto violinista di fama internazionale Uto Ughi, sviluppa un notevole interesse per diverse forme artistiche, mostrando una spiccata predilezione per le arti visive. Tra i suoi maestri ricordiamo Giuliano Ottaviani, Giuseppe Rebesco, Franco Fossa e Aldo Neri. Rimane fortemente affascinata dall’astrattismo informale e si lascia ispirare dai grandi maestri tra i quali spicca l’opera di Alberto Burri. Nel 1976 è a Parigi, si lascia completamente coinvolgere dal fervore creativo che contribuirà a sviluppare la sua visione artistica. Dopo un lungo periodo nel settore del design torna alla pittura e, soprattutto, alla pittoscultura con il progetto “Iter Vitae” il quale darà il vita a una mostra itinerante che nel 2021 ha permesso di esporre le serie pittoscultoree “monocromi” e “sedimenti” prima in Italia e poi in Svizzera. In questo stesso anno ottiene il Coefficiente Artingout per la quotazione delle opere d’arte. L’opera della Santini si colloca in una corrente contemporanea neo-concettuale, con uno stile decisamente informale e chiaramente materico. Attraverso l’utilizzo della materia e le sue intrinseche possibilità espressive, ogni opera prende forma e vita in una tridimensionalità che pone lo spettatore in un ruolo attivo nella fruizione dell’esperienza estetica.

Ci puoi parlare un po’ di te? Chi è Antonella Santini?

Sono una donna, una madre, una moglie, un’artista. Ecco le mie priorità. Sono una donna molto sensibile alle avversità altrui e spesso ne pago il prezzo, così come mi immergo nei momenti felici di chi conosco e li vivo intensamente. Non conosco l’invidia, credo nelle relazioni umane e a ciò che possono portare, sono sempre stata molto aperta e curiosa, alla ricerca di poche amicizie vere e sincere, quelle su cui puoi sempre contare. Rarità. Questa è Antonella Santini.

Sei sempre stata attratta da diverse forme artistiche, come si sviluppa il tuo interesse per le arti visive e in particolare per l’astrattismo informale?

Durante la mia istruzione artistica ho avuto una particolare attrazione per la plasticità, la tridimensionalità, convinta che sappiano conferire all’opera un ulteriore significato, una sensazione percepibile con il tatto, difficilmente raggiungibile con la pittura. Ecco perché la pittoscultura riesce ad esprimere il mio pensiero. L’astrattismo informale perché desidero fortemente coinvolgere l’osservatore, con piena libertà interpretativa. È stato molto interessante e talvolta sorprendente conferire con alcuni visitatori durante le mie mostre estive, poter cogliere le loro prime impressioni ed interpretazioni. Li ringrazio per aver lasciato una gentile testimonianza nel guest book.

Quali sono stati i maestri che ti hanno maggiormente ispirato?

Quel particolare periodo vissuto al Liceo Artistico Candiani, è stato importante per la mia formazione. Mi sento onorata per essere stata allieva di Giuliano Ottaviani, Giuseppe Rebesco, Franco Fossa e Aldo Neri. Ho sempre avuto una particolare attrazione per l’astrattismo informale di Alberto Burri che posso definire il mio maggiore ispiratore.

Essere la cugina di Uto Ughi, violinista di fama internazionale, come ha influenzato la tua sensibilità artistica?

Respirare l’arte musicale ad alti livelli in tenera età (Uto si esibì per la prima volta al Teatro Lirico a 7 anni) influisce notevolmente sulla propria sensibilità. Ho vissuto diversi anni a stretto contatto con i miei cugini, nella grande villa di zio Bruno e zia Mimma, che ricordo ancora con affetto. Le lezioni quotidiane di pianoforte, il gioco e le marachelle di noi ragazzini sono ricordi scolpiti nella mia mente. Sentire spesso parlare di varie forme artistiche dai tanti ospiti di casa Ughi, mi incuriosiva e stimolava il mio interesse verso le arti figurative. Gli studi successivi di pittura e scultura e l’entusiasmo regalato dai miei noti docenti fecero il resto.

Nel tuo percorso artistico, il periodo trascorso a Parigi, come ha contribuito a sviluppare la tua forma mentis?

Parigi costituiva la meta perfetta per respirare l’arte ad ogni livello. Edifici, musei, il fiume, tutta la città, in ogni momento del giorno e della notte offrivano situazioni estremamente importanti. Non c’è solo il Louvre o la torre Eiffel, ci sono artisti di strada lungo gli argini della Senna che esprimono forti emozioni senza le luci della ribalta, con tanta semplicità e autenticità. Parlare con loro, e ne ho i contratti di tutti i generi, mi ha svelato animi veri, trasparenti, sinceri, le loro opere erano convincenti, pure, anche quelle inquietanti.

Cosa vuoi comunicare attraverso le tue opere? 

Io sono una persona estremamente solare, cerco sempre di essere positiva e di comunicare ottimismo a tutti. Questa è la mia energia vitale. Viviamo eventi spiacevoli e momenti felici, con l’età acquisiamo la saggezza data dalle esperienze accumulate negli anni che sono il bagaglio, il vissuto di ognuno, rappresentato dai sedimenti che l’osservatore saprà riconoscere. Ma nonostante ciò la luce irrompe sempre con decisione anche nelle opere cromaticamente più scure, non potrebbe essere altrimenti. Per me è estremamente importante riuscire a stimolare il ricordo del vissuto e una visione positiva del futuro, regalando un’emozione all’osservatore attento.

Da Iter Vitae a Sedimenti, ce ne vuoi parlare?

Lo spettatore può immaginare Iter Vitae come un percorso calpestabile, un paesaggio spoglio monocromatico.

Iter vitae è la rappresentazione del proprio percorso esperienziale, l’iter della propria vita, fatto di alti e bassi, di luci ed ombre, di orizzonti ben delineati ed ampie vedute così come gole profonde e passaggi obbligati ed ostacoli insormontabili, che obbligano a tornare sui propri passi e scegliere diversamente, un percorso alternativo. In alcune opere sono presenti anche dei buchi, a rappresentare le insidie più pericolose. Sedimenti è il passaggio immediatamente successivo, il paesaggio si tinge di un particolare colore e si aggiungono elementi materici sedimentati a rappresentare l’accumulo di esperienze vissute. Matasse di rame, foglie d’oro, carbone, ed ogni altro materiale possibile nel quale lo spettatore potrà riconoscere un avvenimento, un’esperienza, attraverso una propria libera lettura dell’opera.

a Cura di
Silvia Moroni

come citare questa fonte

Moroni, S. (2021) Intervista ad Antonella Santini, Artista Visiva Contemporanea.
www.palcoevisioni.com/?p=721. Roma,15 novembre 2021.

Maggiori Informazioni
https://www.artingout.com/artisti/santini-antonella

Silvia Moroni
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