Intervista a Lisa Rosamilia. Attrice, Performer e Coreografa

Lisa Rosamilia Attrice DanzatriceOggi parliamo di Lisa Rosamilia, danzatrice, pittrice, coreografa, costumista e scenografa. Si forma in pittura all’Accademia di belle Arti di Roma e studia danza classica, moderna, contemporanea e aerea. Nel 2005 ha fondato la compagnia Matroos Dance Company e nel 2015 la stessa compagnia fonda il centro di arti Performative e Terapeutiche sala 14 di Monterotondo. Sala 14 rappresenta da sempre il centro creativo di Lisa Rosamilia, spazio multidisciplinare, centro di ricerca e formazione, dove organizza eventi teatrali, incontri, dimostrazioni, laboratori di TeatroDanza, danza contemporanea, movimento creativo per bambini. Il percorso artistico di Lisa Rosamilia si articola su due piani che corrono paralleli, si intrecciano e compenetrano tra loro, dando luogo a suggestioni e visioni fortemente caratterizzanti e avanguardistiche. Da un lato la danza le permette attraverso il corpodi indagare e muoversi nello spazio, dall’altro la pittura le consente di rappresentare la sua visione della realtà, in un’armonia di corrispondenze e connessioni tra linguaggi diversi. Due linguaggi, due piani, una duplice visione che ci conduce dentro un’esperienza visivo-uditiva di intenso e forte impatto emotivo.Tutto il lavoro di Lisa Rosamilia è incentrato sulla sinergia e contaminazione di generi, dalla danza alla musica, dalla pittura alla scultura, dalle installazioni scenografiche alla video art, fino a creare un’unica grande performance corale. Dal 2005 ad oggi la Matroos Dance Company ha portato in scena più di 30 spettacoli e partecipato a diversi festival sia in Italia che all’estero. Tra i numerosi progetti realizzati da Lisa Rosamilia ricordiamo, “Cute”( 2020/15), “Core”( 2018/17),“Cloud” (2015/13), “Shipwreck”(2020/19). Degli spettacoli sopra citati “Cute” ha ricevuto nel 2015 il premio come miglior regia al Roma Fringe Festival fino al The body Language International Art Exhibition 2020 di Venezia. “Cute” ha avuto un grande successo ed è stato rappresentato spesso all’estero, a Berlino per il Coffi Interdisciplinary Art 2017; a Città del Messico per il Festival Internazionale di Danza Contemporanea 2018; all’Instanbul Fringe Festival 2019.

Veniamo da un periodo molto complicato per tutto il mondo dell’arte, tu non ti sei mai fermata, hai continuato a progettare, fare, creare. In questi giorni è uscito il video/spettacolo del laboratorio di Teatro Danza “Point of View”, ce ne parleresti?

 

La cultura dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella vita delle persone, ma viene costantemente marginalizzata. Tutto il mondo dell’arte, del teatro, della danza, dello spettacolo dal vivo ha subito tantissimo l’effetto dell’onda pandemica, e purtroppo l’apertura dei sipari sembra essere ancora molto lontana.

Ho sentito di voler rispondere a questo periodo con delle proposte alternative, tutto ha dovuto necessariamente subire una rimodulazione, e ho cercato altre strade per procedere comunque con i progetti performativi che avevamo in programma, che sono il fine del nostro lavoro.

“Point of View” era un progetto sviluppato con il Laboratorio di TeatroDanza a Sala14 prima del lockdown. Un lavoro incentrato sul cambio di prospettiva e sullo sviluppo di un’osservazione della realtà da varie angolazioni, per percepirne tutte le sfumature ed arrivare ad una visione d’insieme. Si sarebbe dovuto concludere con una messa in scena, ma con le restrizioni legate alla pandemia ci siamo chieste come ripensare il lavoro per portarlo a termine, per raccontare il presente dai nuovi punti di vista in cui siamo stati costretti, adattando e trasformando i nostri spazi, cercando di allargare lo sguardo, tramutando quei punti di vista in vere e proprie forme di fuga dall’isolamento. Abbiamo dovuto rivedere tutto il laboratorio, con le distanze e le restrizioni del caso, alternando periodi online e in presenza, cambiando il metodo di lavoro, ma non il senso e la risorsa creativa. Ne è nato un video/spettacolo di cui siamo molto orgogliose perché racconta molto della ricerca che cerchiamo di portare avanti a Sala14 e dentro c’è tutta la nostra tenacia e resistenza a questo strano medioevo moderno che stiamo vivendo.

 

 

“Shipwreck” è uno dei tuoi ultimi spettacoli che scalpita di tornare in scena, le tematiche affrontate sono molto attuali, cos’è che differenzia questo spettacolo dalle altre tue produzioni?

 

Quando ho scritto “Shipwreck” non potevo veramente immaginare quello che avremmo vissuto e che rende questo lavoro oggi ancor più drammaticamente attuale e necessario. “Shipwreck” parla di un mondo alla deriva, di una sorta di naufragio collettivo di anime e corpi; è probabilmente il lavoro più ‘politico’ che abbia mai scritto. Rispetto alle mie precedenti produzioni è stato un percorso completamente nuovo, fatto di più collaborazioni e interazioni di elementi scenici. Ci saranno quattro danzatrici/attrici in scena, testi e musiche scritte appositamente per lo spettacolo e soprattutto un articolato lavoro di videoproiezioni sulla struttura scenografica e sui corpi. Sarà quindi un’opera assolutamente multidisciplinare in cui danza, arte, visual e teatro si fonderanno insieme al servizio di una performance unica nel suo genere.

 

 

“Shipwreck” è stato selezionato per le semifinali a International Video Dance competition Dancin’bo World Connection, cosa rappresenta per te questo premio?

 

“Shipwreck” attende ancora con urgenza la sua prima replica dal vivo, che è stata rimandata più volte nell’ultimo anno. Nell’attesa, abbiamo realizzato un video danza tratto dallo spettacolo, e veder selezionato questo progetto per le semifinali a International Video Dance competition Dancin’bo World Connection, lo tiene vivo, in movimento e ancora più pronto a debuttare su un palco quando ce ne sarà la possibilità.

Aver raggiunto questo obiettivo in un campo per me decisamente nuovo, mi dimostra come la danza sia tra le arti performative quella che più riesce ad innovarsi ed esprimersi fuori dai suoi schemi convenzionali. E’ stata per me, in questo particolare periodo, una prova di forza avvincente e stimolante.

 

 

“Core” è il titolo di uno spettacolo di cui sei stata ideatrice ed unica interprete, una performance suggestiva che ci racconta di una trasformazione, cosa puoi dirci al riguardo?

 

E’ un lavoro a cui sono molto affezionata, vecchio e nuovo allo stesso tempo, perché parla delle mutazioni della materia e della natura, ed inevitabilmente con il tempo è cambiato lui stesso.

“Core” è un progetto del 2014, e da allora è andato in scena ovunque, in luoghi molto diversi tra loro, dagli spazi all’aperto come il Festival Ad.Arte di Calcata, ai teatri come il Teatro Studio Uno di Roma, a gallerie d’arte come la Galleria Centofiorini di Civitanova, fino al prestigioso Museo d’Arte Contemporanea Macro di Roma. In ogni spazio ho riadattato “Core” mutando la sua forma, ma non il suo contenuto, che è la metamorfosi e il disvelare, attraverso un costume di scena che si trasforma, manifestando strato dopo strato la natura del nucleo pulsante.

Nell’ultima ‘mutazione’ ho radicato il mio corpo su un alto piedistallo di circa un metro quadro, per dare un indirizzo più scultoreo a questo lavoro, supportata da proiezioni in video-mapping sul corpo, da sonorizzazioni e musica dal vivo. È forse tra i miei progetti il più sperimentale, proprio per la sua capacità di rinnovarsi rispetto allo spazio scenico.

 

 

Progetti futuri?

 

Tanti, troppi! Sicuramente riuscire a portare in scena “Shipwreck” e poi cominciare ad elaborare un nuovo lavoro, “Home”, che prosegue la mia ricerca sul tema dei confini iniziata con “Cute” nel 2015. “Home” è un lavoro costruito dentro una grande struttura cubica che rappresenta idealmente e metaforicamente una casa. Un racconto sull’abitare, sui confini della nostra intimità, qualcosa che dopo più un anno di pandemia ha assunto un significato particolarmente profondo.

Con le allieve dei laboratori di danza e TeatroDanza Sala14, stiamo lavorando alla realizzazione di performance video per concludere il lavoro di quest’anno. Non sarà la stessa cosa rispetto ad andare in scena davanti ad un pubblico, ma stiamo tirando fuori, nonostante la distanza, dei lavori coreografici ed espressivi molto interessanti.

Devo dire onestamente che questa pandemia ha letteralmente devastato il mio settore, ma in un certo senso è stata anche la scintilla che ha acceso molte forze creative e artistiche. Nel domani che verrà spero che queste energie nuove vengano alla luce con tutto il loro incanto e diventino l’avanguardia del post-pandemia.

 

 

A cura di
Silvia Moroni

 

come citare questa fonte

Moroni, S.( 2021)

intervista a Lisa Rosamilia a cura di Silvia Moroni.

www.palcoevisioni.com/?p=179Roma 8 maggio 2021

Riferimenti

 

Silvia Moroni
Silvia Moroni
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